Le scatole di montaggio hanno una storia ormai lontana nel tempo. Inizialmente il materiale utilizzato era il legno ed i modellisti ricavavano le loro amate creature lavorando blocchi preformati da cui ricavavano modelli dalla scala incerta.

Erano per la maggior parte funzionanti, modellismo dinamico si direbbe oggi. Gli aerei volavano ad elastico, era un volo libero o vincolato con una fune sottile, le auto invece correvano spinte da una capsula di gas co2 piazzata ad incastro sul retro. Si forava la capsula e la macchina schizzava a tutta velocità. La direzione era data da un filo che passava tra due occhielli fissati sul fondo del modello, per poi essere attaccato alla gamba di un tavolo o ad un battiscopa di legno.

Kit in scatola originale MONOGRAM presente in museo

Nel Regno Unito, la ditta IMA, International Model Aircraft, che produceva modelli in legno, ovviamente volanti, iniziò la rivoluzione. FROG era il marchio utilizzato. Tradotto significa rana ma, in effetti, il batrace non c’entrava nulla era, infatti, l’acronimo di “Files Right Off the Ground” (serie di cose nate direttamente dalla terra).

Fu fondata nel 1931 da C. Wilmot e J Mansour. Nel 1936 mise sul mercato un buon numero di modelli di aerei in acetato di cellulosa abbandonando il legno. Furono questi i primi in materiale plastico prodotti al mondo. La serie prese il nome di “frog penguin” alludendo al fatto che gli aerei prodotti non volavano proprio come i pinguini, uccelli appiedati.

Volò invece l’idea perché nel volgere di pochi anni in Inghilterra (Airfix, Merit, Kitmaster), Francia (Heller), Italia (Esci, Italeri) Giappone (Maru San, Tamia), Stati Uniti (Lindberg, Monogram, Revell, Jo-Han Palmer, Pyro, Hawk, Aurora, Strombeker, MPC, AMT, IMC, Renwall ecc…) e altrove fu tutto un fiorire di ditte che seguirono il suggerimento inglese.

I modelli risultavano di una precisione prima impensabile con grande gioia del modellista che, se preparato e bravo, aveva un’ottima base di partenza per il suo lavoro. Il passo successivo fu, nel 1955, l’introduzione di un materiale più duttile e non deformabile: il polistirene.

L’IMA proseguì la sua produzione, affiancando agli aerei anche qualche nave da guerra e persino auto. L’attività continuò fino al 1971 quando il marchio passò alla Dunbee-Combex-Marx che cedette vari stampi alla Revell, alla americana UPC, e parecchi anche alla NOVO una fabbrica con sede in Unione Sovietica.