Il socio Ezio Vardanega ci presenta un suo modello in scala 1:48 dell’aereo russo Polikarpov Po-2. Ezio ha unito la sua passione per gli aerei in scala con l’incredibile avventura dei membri della smissione scientifica russa NP-1 che, nel 1937, si trovarono alla deriva in mezzo al mare su una piattaforma di ghiaccio che andava sciogliendosi.

L’AEREO

Per anni l’unica scelta possibile è stato il kit della cecoslovacca KP peraltro dignitoso. Diciamo poco per un soggetto poco conosciuto e protagonista della storia dell’aviazione sovietica civile e militare. Progettato negli anni 20 ha combattuto nella seconda guerra mondiale finendo la sua carriera bellica in Corea. Alla fine ne furono prodotti circa 40000 contro ad esempio i 35000 del Me-109 tanto per dare un’idea.

Legato indissolubilmente all’epopea delle Streghe della notte ebbe però anche un intenso impiego nell’ambito della aviazione civile. L’aereo fu utilizzato in molti impieghi scientifici, tra cui quello descritto di seguito.

 

LA STORIA

Nella primavera del 1937 iniziarono i voli sovietici alla ricerca di una piattaforma di ghiaccio a circa 20 km al di sotto del Polo Nord dove stabilire la missione scientifica NP-1. Il 21 maggio fu trovato il luogo ideale e nei giorni successivi degli aerei fecero la spola per depositarvi i viveri necessari. Finalmente il 6 giugno Dmitry Ivanovich Papanin a capo della stazione galleggiante insieme al marconista Ernst Krenkel, al ventisettenne meteorologo e geofisico Evgeny Konstantinovich Fedorov , al biologo marino Petr Petrovich Shirshoved al cane Vesely diedero ufficialmente inizio all’avventura.

                                           Il logo della missione NP-1

 

La prima misurazione fatta il 6 giugno fu quella dello spessore del ghiaccio che avrebbe dovuto essere controllato sistematicamente nel caso fosse necessario un abbandono rapido. Lo spessore era di 3.10 m e la velocità con la quale la stazione andava alla deriva era di 20 miglia al giorno.

La prima importante scoperta scientifica smentì la credenza comune che voleva che al Polo Nord non vi fosse vita perché il ghiaccio non consente il passaggio di luce sufficiente al plancton. Le reti gettate attraverso una apertura mostrarono al contrario una grande varietà. La visita alla stazione NP-1 di alcuni orsi con cuccioli confermarono anche la presenza del loro nutrimento tipico, le foche.

L’arrivo dell’estate con la sua temperatura di +0.5 °C complicò non poco le cose con la pioggia ed il ghiaccio che si scioglieva. Praticamente divenne impossibile per la spedizione uscire dalla tenda, troppo rischioso bagnarsi nella impossibilità di potersi poi asciugare. Lo strato di acqua che derivava da questi scioglimenti portò anche alla scomparsa della avio superficie Ora l’isolamento era completo.

                                                                      Scene di vita quotidiana nella missione NP-1

Con l’arrivo di Settembre giunsero finalmente l’inverno e la ripresa della vita normale. Con la discesa della temperatura i membri si dedicarono all’architettura costruendo edifici in blocchi di ghiaccio e soprattutto ripristinando la superficie disponibile per gli aerei.

Arrivò però anche il periodo nel quale il ghiaccio cominciava a muoversi perché la formazione dei nuovi blocchi portava all’apparizione improvvisa di vere e proprie montagne che si innalzavano sulla superficie. Questi movimenti portarono all’apertura di crepe nella superficie e, fine ottobre, i rumori ed i tremiti si susseguivano giorno e notte. Il ghiaccio sottile di recente formazione spesso cedeva all’improvviso.

La velocità di deriva era molto maggiore di quanto stimato ed il rapido spostamento verso sud portò a dover prendere in considerazione l’abbandono della stazione. Il 22 dicembre la stazione alla deriva abbandonò l’oceano artico per entrare nell’atlantico.

La lunga notte polare stava terminando ma  il termometro arrivò a segnare -47 °C. Il riscaldamento interno non era più sufficiente e gli esploratori dovettero passare più tempo nei sacchi a pelo e ridurre l’attività scientifica.

Il 20 gennaio iniziarono a presentarsi le spaccature nella superficie e ormai il bordo della placca ghiacciata distava solo 300 m.

La superficie abitabile si riduceva di giorno  in giorno  ed il 1 febbraio  apparve la prima spaccatura sotto alla tenda. La superficie di ghiaccio alla deriva era ormai ridotta a 30 metri per 50.

A fronte di questa sitauzione furono inviati in soccorso due navi rompighiaccio dotate di aerei leggeri equipaggiati con sci ed in grado di atterrare su piccole superfici.

Questi aerei iniziarono la loro missione di ricerca il 15 febbraio ma il primo aereo che partì andò disperso. Il giorno dopo decollò il secondo e solo per caso fu invece avvistata la stazione NP-1. Il pilota Vlasov portò agli esploratori un prezioso dono, mandarini e birra, anche se la festa fu turbata dalla sparizione delprimo aereo, quello del pilota Cherevichny.

                                                                                  L’arrivo dei soccorsi per via aerea

Il 19 febbraio gli esploratori lasciarono infine la base sulla quale avevano trascorso 274 giorni,coprendo in tutto oltre 2000 km nella loro rotta alla deriva.

                                                           Il rientro tronfale dei superstiti a Mosca

 

IL KIT

Alcuni anni fa la ICM ha immesso sul mercato una serie di kit molto curati dedicati a questo soggetto che ha definitivamente sostituito il KP per la scala 1/72 ed il Gavia per la 1/48. Il kit è estremamente dettagliato e può essere costruito da scatola. Gli unici acquisti extra sono stati un “enciclopedico” foglio di decals della Bagemot che mi servirà anche per altre versioni dello stesso ed i cruscotti della Yahu Models.

Le cinture dei sedili sono ricavate da nastro Tamiya ed il serbatoio supplementare sull’ala superiore è stato purtroppo ipotizzato dai profili del foglio decals e dall’unica foto disponibile del soggetto.

La storia mi piaceva ed ho voluto catturane un fotogramma anche qui lavorando di immaginazione, fermando l’immagine sul marconista Krenkel ed il cane Vesely fermi a guardare il Polikarpov in un ideale triangolo uomo – macchina – cane.

Questi ultimi provengono da un pilota della IGM modificato per dargli un aspetto “polare” e da un kit di personale di terra della RAF della IIGM.