In questa sala, come il soffitto a forma di intelaiatura di nave rovesciata fa intuire, vi presentiamo un’ampia raccolta dei mezzi, reali e di fantasia, che l’uomo nella sua storia ha saputo creare per affrontare l’elemento acquatico.

In questa raccolta potrete ammirare alcuni modelli provenienti da luoghi ed epoche spesso sconosciute ai più. Almeno alle nostre latitudini.. 

Nella prima vetrina, potete ammirare una delle opere più importanti del museo, frutto di lunghe ricerche storiche.

Si tratta dell’imbarcazione fluviale con cui gli Estensi si spostavano lungo i fiumi navigabili, in particolare quando si recavano in visita a Mantova dai Gonzaga, con cui avevano stretti rapporti.

Era questa una nave con poco pescaggio e spinta a remi, a vela ma soprattutto trainata da animali sugli argini.

L’imbarcazione portava sui fianchi alcuni dipinti di Girolamo da Carpi che rappresentavano ‘le Imprese’ della signoria Estense. Il pittore, come risulta dagli scritti che abbiamo ritrovato alla biblioteca Ariostea, periodicamente provvedeva al ritocco delle dei dipinti che l’acqua e la non sempre delicata manutenzione dei marinai finivano col danneggiare.

Di fronte potete trovare il Nautilus del mitico capitano Nemo nella versione classica di Walt Disney e a fianco lo stesso capitano Nemo nella straordinaria tuta subacquea con il suo fucile elettrico.

A fianco trovate un modello ancora più particolare, la nave volante di Robur il conquistatore, sempre tratta da un’opera del grande Verne.

Il modello è stato ricavato dall’Officina del museo direttamente dalla minuziosa descrizione che l’autore ne fa. Era questa una nave volante che si muoveva sotto la spinta di innumerevoli eliche issate su alti   sostegni. Verne, all’epoca, con le avventure di Robur si era schierato con chi sosteneva che il futuro del volo fosse del più pesante dell’aria (aerei) non del più leggero (palloni).

Interessante è la presenza dei primi tentativi di sommergibili: da quello di Fulton della fine del 1700 spinto in superficie da una strana vela ad ala di pipistrello e in immersione manualmente,

 

al Turtle, una specie di botte sottomarina anch’essa spinta a manovella con tanto di bomba al seguito.

La storia ci dice che un povero marinaio, durante la guerra d’indipendenza americana, arrivò a pedali col Turtle sotto la nave    nemica, ma quando tentò di fissare l’ordigno per mezzo di una sorta di cavaturaccioli si trovò inaspettatamente la corazzatura in rame della nave per cui dovette desistere e tornarsene alla base con le pive nel sacco. Troverete maggiori approfondimenti su queste vicende nella seconda parte della guida.

Ammirate ora le navi utilizzate durante la guerra di secessione americana. Affiancate potete vedere la U.S.S. Monitor e la U.S.S. Merrimac, protagoniste nel 1862 della celebre battaglia di Hampton Roads e prime navi corazzate della storia.

In esposizione potete vedere anche un’altra di queste navi, la U.S.S. Keokuk. Il destino non fu clemente con questa nave che alla prima missione, l’attacco al porto di Charleston, fu quasi affondata dall’artiglieria sudista. Anche per queste interessanti vicende esiste un ampio approfondimento nella seconda parte della guida cartacea al Museo del Modellismo.

 

Possiamo ora vedere il Pioneer, primo tentativo di Hunley di costruire una macchina da guerra che scivolasse invisibile sotto l’acqua.

A fianco troverete anche il battello subacqueo che porta il suo nome: l’Hunley che, spinto a mano dall’equipaggio poi miseramente perito, ebbe il primo successo della storia bellica sottomarina affondando un bastimento avversario durante la guerra di secessione americana.

Sempre in tema sottomarino osservate ora la strana struttura in legno dell’Ictineo, battello subacqueo di produzione spagnola. Nato nel 1856 dalla mente dell’ingegner Narciso Monturiol, utopista e scienziato   dagli intenti sociali, fu concepito non per scopi bellici ma per la  raccolta del corallo e per lo studio dei fondali.

Era spinto da un motore a vapore e aveva una buonissima resa ed efficacia, ma i tempi non erano ancora maturi per cui venne distrutto e i motori usati in un’impresa artigiana che macinava carta.

Nella stessa vetrina è in esposizione il Krassìn o Krasìn, il rompighiaccio russo che riuscì a raggiungere la” Tenda Rossa” e salvare i superstiti del dirigibile Italia.

Il modello è completamente auto costruito sulla base dei disegni originali. Questa nave è stata progettata per poter funzionare veramente: aggiungendo un motore elettrico potrebbe tranquillamente navigare nel laghetto presente nel giardino del museo.

La sala si chiude con un altro modello particolare: Un motoscafo americano per corse in altura. Lo scafo in legno conferisce a questo modello un fascino d’altri tempi, quando la tecnologia non doveva per forza sovrastare la bellezza fino ad annientarla .