Oggi Roberto Donati ci parla della sua ultima creazione: La Thompson Harvey Aluminum Special del 1962.

Lockdown: Il problema è quello di far passare il tempo. Il momento giusto per dedicarsi al computer col suo Ebay: il nuovo paese dei balocchi.

Scartabellando un po’ trovo un tizio che vende un modello 1/25  in resina di una Harvey Aluminium, quella che corse a Indianapolis nel 1962

Il costruttore era Mickey Thompson conosciuto da noi macchinari per le sue auto da record,  i cui modelli furono prodotti dalla Revell. Quanto sono stati cercati! Quando avevamo ormai perso la speranza furono ristampati e ne abbiamo comprati a livello di scorte da assedio.

M vediamo un po’ di storia: Nel 1962 il costruttore Marion Lee “Mickey” Thompson fece scalpore prendendo parte alla 500 Miglia di Indianapolis con tre auto progettate da John Crosthwaite che, insolitamente per l’epoca, usavano un motore posteriore Buick V8 di serie mentre il resto la griglia di partenza era formata da Roadster a motore anteriore.

Nel 1962 nessuno sapeva che da li a breve sarebbero scomparsi per sempre i motori anteriori. L’ultima fiamma di quel tipo macchine fu quella della contestata vittoria di Parnelli Jones l’anno successivo, nel 1963.

Non fu l’unica novità introdotta da Thompson nel mondo automobilistico: infatti nel prosieguo della sua vita divenne produttore di pneumatici e dotò le sue macchine di gomme senza scanalature. Furono le prime “slick” della storia automobilistica.

Torniamo al modello che ho comprato, che si è subito rivelato  di un lusso sfrenato, arrivato dentro una scatola delle poste tedesche ed arrotolato in una pagina del Bild Zeitung.

Non vi erano istruzioni e una volta gettati alcuni pezzi fallati ne rimanevano dieci, comprese le ruote. Dopo aver esaminato attentamente i pezzi rimasti conclusi che il modello, di autore e marca  sconosciuti, era il peggiore  da me acquistato in tutta la mia vita modellistica.

Solo dopo lunghe indagini sono riuscito a trovare che il master è opera di tali Tim Jones e Craig Miller, stampato dalla Classic Racing Resin ma venduto senza logo ecc.

Il loro sito dicevava chiaramente che il modellista deve arrangiarsi a fare i pezzi per cui non deve essere un neofita. Tutto vero: la resina è piena di grumi  e di bolle, le misure degli assi sono errate, ecc. Prima di iniziare ad assemblare qualcosa bisogna scartavetrare per ore, rettificare, stuccare rifare … e soprattutto scavare nella resina  che abbonda all’interno. Insomma la strada per tirar fuori un prodotto accettabile è stata davvero lunga.

Per giorni cercai notizie e disegni del mezzo. Certo, oggi con internet è tutto più facile, ma si deve considerare che la Harvey non fu un auto vincente ma solo la macchina progettata da un personaggio importante dell’ automobilismo americano.

Ma torniamo al modello: guardandoci bene anche le ruote facevano pena anzi erano da gettare ma per fortuna in museo abbiamo ancora qualche anima buona che riesce a stampare la resina. Bene allora i pezzi da tenere diventano 6 …..tutti orrendi.

Si parte allora con plasticard, tubi di vario diametro d’alluminio, ottone, rame, fogli di metallo tenero e decals della statunitense Indycals. Devo dire la verità che i modelli così scarsi mi stimolano, ma quando arrivo alla fine sento il desiderio di un kit di lusso dove i pezzi coincidono e dove devi mettere solo un po’ d’ esperienza.